Descrizione

Tessere un ragionamento complessivo sul lavoro di Perino & Vele, in termini di genesi e prospettive, significa essenzialmente ricucire un discorso critico "intorno" le ragioni e gli sviluppi della scultura in Italia nell’autunno del secolo breve; significa riprendere le fila di un discorso proficuo e duale, legato alla storia di un sodalizio artistico e intellettuale, nato esattamente ventisettei fa. 

Da allora (Emiliano) Perino & (Luca) Vele frequentano assiduamente i territori impervi della scultura con dedizione e coerenza, immersi nella dimensione straniante del loro studio di Rotondi. Nel corso del tempo, complice probabilmente la loro entità diadica, i due artisti hanno sviluppato una sigla stilistica inconfondibile, nutrita da contrappunti, cortocircuiti e paradossi apparentemente antitetici ma in realtà complementari, poiché è proprio dall’incontro/scontro di queste istanze diverse che emerge il Wesen della loro strategia estetica. Perino & Vele in sostanza portano avanti, coerentemente, un discorso ondivago, sospeso tra nostalgia (le ragioni del fare, il recupero di una tecnica antica come quella della cartapesta) e sperimentazione, interpretando, trasformando, instaurando, per dirla con Heidegger, i luoghi in cui intervengono. Da un lato, dunque, il loro lavoro richiama inequivocabilmente la tradizione, le cosiddette "ragioni del fare": le loro caratteristiche forme, realizzate con la cartapesta, sono ormai un "segno" inconfondibile, accresciutosi negli anni per acquisire una sempre maggiore monumentalità, che da un lato richiama il gigantismo caro a Oldenburg, dall’altro l’effetto spiazzante degli oggetti di derivazione surrealista e una certa teatralità cara all’Arte Povera. La loro visione, allo stesso tempo ironica e iconica, è in questo senso basata su un processo della scultura inteso come scomposizione e ricostruzione della materia: dal macero della carta, operazione necessaria per produrre la cartapesta, al suo riplasmarsi, prestandosi a "forme" e significati ulteriori. 

Perino & Vele ci restituiscono un mondo "a quadretti", la cui patina gentile e apparentemente rassicurante nasconde in realtà significati ulteriori, denuncianti le lacerazioni e le contraddizioni che affliggono la contemporaneità. Non è un caso, in questo senso, che il materiale di costruzione diretto delle opere venga dalla carta stampata dei giornali, dall’inchiostro che restituisce notizie e immagini di un mondo incerto: una scelta formale che sembra quasi voglia nascondere un malcelato assunto ideologico. Non a caso, osservando nel complesso il "corpus" del loro lavoro, la loro vena "pseudo-ludica" è indubbia, come anche la provocazione sottile, che rinuncia alla metafora del documento per indagare il quotidiano, per assumere un aspetto impegnato, nutrito da suggestioni diverse.

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