Pittura fas fa-paint-brush navy

Federico Lombardo

Fascia d'età:
under 60
Descrizione

“L’uomo è meno se stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera e vi dirà la verità” Oscar Wilde. “​Se non lo stesso disegnatore, è il disegno a essere cieco". Questo tema paradossale, per non dire provocatorio, è stato lanciato dal filosofo Jacques Derrida negli anni Novanta. Non si tratta di presentare direttamente il disegnatore e, l’artista visuale in genere, come un cieco, ma di riflettere su ciò che ha potuto portare il disegnatore a interessarsi alla vista, e questo va da sé, ma anche alle mani.

Interessandosi all’occhio e alla mano, dunque il gesto, il disegnatore è già nella situazione della riflessione speculare. Coglie se stesso come un possibile cieco, qualcuno che cammina con la mano, se si può dire così, che lavora con la mano. Tale interesse del disegnatore per lo sguardo conduce alla questione del ritratto, vale a dire dell’artista che cerca di sorprendersi mentre disegna, dipinge, fotografa se stesso o un possibile modello. 

La direzione dello sguardo, la posizione del volto, ci danno tuttavia degli indizi che lasciano supporre la presenza dello specchio. Nel ritratto, e ancora di più nell’autoritratto, l’artista visuale assegna allo spettatore il posto dello specchio. Acceca se stesso, maschera il suo specchio consegnandosi allo sguardo dell’altro e installando l’altro al posto dello specchio.

Pur seguendo un modello, nel momento in cui crea, l’artista avanza nel buio perché la produzione artistica avanza nell’invisibilità. D’altra parte, il tratto è esso stesso invisibile. Il tratto è ciò che separa, che sceglie; è l’intervallo e, in quanto tale, non è visibile. L’esperienza della creazione è la prova, per antonomasia, di tale invisibilità nella misura in cui il disegnatore e l’artista visuale in genere, viene presentato frequentemente come colui che vede.

Secondo questa premessa, capiamo cosa e come Federico Lombardo e Massimiliano Mirabella ritraggano se stessi o l’altro. Federico Lombardo sceglie il soggetto da ritrarre in base alla sua sensibilità, attraverso un’accurata ricerca di un’idea di bellezza che sia assoluta e trascendente, arrivando ad una sospensione ossessiva dei personaggi che ritrae: creature angelicate posizionate ai confini di una dimensione che lo spettatore non percepisce immediatamente.

Lo sguardo dei suoi personaggi, infatti, ‘buca’ la percezione dello spettatore rompendo lo specchio derridiano. La scelta del mezzo busto nasce dalla scultura romana, lo sfondo scuro su cui sembrano sospese queste creature, rimanda al Quattrocento italiano e l’illuminazione morbida, a Rembrandt.

E’ il supporto, però, che rompe con la tradizione. Federico Lombardo mette in discussione un intero sistema, perché anche se lavora con la mano, cammina con la mano per riprendere Derrida appunto, dipinge non su tela ma su di una tavoletta grafica attraverso il monitor di un computer, utilizzando colori e pennelli digital. Non è da escludere che i suoi ritratti rimangano sospesi all’interno di uno schermo ultrapiatto.

Qual è, dunque, il rapporto tra l’umano e il digitale in Federico Lombardo? Il collegamento tra queste due dimensioni sta nel disegno. Lui non abbandona il disegno, come neppure la percezione del colore. Nei ritratti di Federico Lombardo immagini umane sfociano impercettibilmente in imitazioni dell’essere: tra le molte figure androgine, potremmo, di certo, rivelarne un autoritratto androide.

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