Cicero indaga la realtà circostante nel suo continuo dialogo tra luce e spazio, affrontando temi esistenziali demoniaci, violenti e miracolosi (rapporti discrepanti uomo-natura, uomo-società, etc.) per proporne un’esperienza fatta di giochi visivi e meccanici.
Nelle sue opere sembra che “qualcosa” sia appena accaduto, l’installazione è sempre costruita come una scena teatrale e la finzione, essenziale nel suo linguaggio artistico, serve a creare e fissare la sospensione tra il vero e il falso, focalizzando l’attenzione sui rapporti dicotomici tra bruttezza e bellezza, opposti che sempre si compenetrano nel profondo.
L’artista lascia ad altri il compito di insegnare e di sensibilizzare concentrandosi invece sul penetrare il circostante per cogliere le relazioni tra opposti. Per fare questo Cicero utilizza la luce artificiale, effetti speciali e macchine teatrali, questi i tre mezzi che meglio assicurano lo straniamento ed interpretano lo scambio di corrispondenza tra elementi in antitesi.
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