Disegno fas fa-pencil-alt green

Andrea Bolognino

Descrizione

La mia pratica artistica si fonda su un intreccio consapevole di disegno, pittura e scultura con cui cerco di fermare il movimento del reale nella fissità di un’immagine.

Nell’era della realtà aumentata ci muoviamo tra visioni senza corpo, l’occhio percepisce la propria essenza manchevole e prova una vergogna prometeica al cospetto della macchina. E io prendo parte a questa mutazione percettiva col mio corpo e col mio sguardo, desiderando di riportarla alla propria origine: l’immagine.

Questa contrapposizione costante tra il corpo umano e la macchina è amplificata nello spazio in cui lavoro dalla sua stessa storia sedimentata. Posto al piano terra di un palazzo ai confini della città di Napoli, il mio studio nasce infatti dai residui di una ex-palestra. Circondato, spesso mio malgrado, da attrezzi, manubri e tappeti di gomma ho cercato più volte di porre dei limiti all’interno della mia pratica disegnativa, seguendo l’esempio di Matthew Barney in "Drawing restraint". Piuttosto che concentrarmi sul confine del corpo, provo costantemente a interrogarmi sul confine della percezione visiva.

Intendo l’esplorazione di questa trasformazione come un atto politico che non si sofferma sull’oscillazione, bensì sulla persistenza, quale immutata e immutabile componente del flusso vitale. Nei miei lavori cerco di ripercorrere quei processi che danno vita a momentanee apparizioni dell’essenziale: sovrapponendo forme, spazi e materiali, anche se incorporei, l’ineluttabile appare, mutando brevemente di segno la realtà circostante. Tuttavia, il tentativo di svelare l’essenziale prende forma dal gesto performativo e materico che il mio corpo – i miei tratti, i miei colpi, i miei pensieri – deposita e riceve nel qui-e-ora della creazione.

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Napoli
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